giovedì 27 gennaio 2011


Sono stufo delle categorie, e di chi vuole a tutti i costi assegnartene una. E’ musica hard rock. No, è heavy metal! No, è progressive anni ’70! Queste parole sono di destra! No, sono di sinistra! No, sono 1/3 di destra e per 2/3 di centro!
La mente umana, e tutto ciò che essa crea, è troppo complesso, articolato, unico per essere classificato, suddiviso, etichettato. Imparare a pensare fuori dalle categorie significa poter osservare le situazioni da angolature differenti, significa non essere schiavi dei pregiudizi e dell’ipocrisia che ci vuole tutti schierati e inquadrati in classi ben gestibili. Significa vivere.

Dal cogito ergo sum in poi, il pensiero libero ha sempre infastidito i dittatori, sia che agiscano in nome di una qualche ideologia che di qualunque religione. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, recita l’art. 1 della nostra Carta costituente, ma ogni mezzo diventa lecito per oscurare questa libertà, per controllarla, censurarla.

Altre destinazioni significa questo, significa pensare fuori dagli schemi, fuori dal sistema, fuori dalle gabbie psicologiche che ci incarcerano. Pensare su ogni cosa che capita, che vediamo, che immaginiamo.

Continuare a farsi domande è l’unica cosa che può salvarci dall’entropia che i dittatori ci creano attorno.

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