Si chiama Roberto Battaglia, e il 17 luglio del 2008 fece arrestare Luigi Schiavone, in arte Sandokan, capo dei Casalesi. I carabinieri lo fermarono all’uscita dell’azienda con 140 mila euro in assegni e tremila in contanti.
Roberto Battaglia è un imprenditore che ha rotto il silenzio a rischio della sua vita e ha denunciato il suo usuraio. Ma di queste storie nessuno parla.
Tutto era partito da quando, alla fine degli anni novanta, Alitalia revoca le 28 agenzie generali in Italia. Per salvare la sua agenzia Roberto contatta le banche, ma trova le porte chiuse. L’accesso al credito gli viene negato, nonostante per anni la sia azienda sia stata sempre in attivo e adempiente. Inizia allora il vortice dell’usura, che lo porterà ad avere debiti per circa un milione di euro.
Poi la scelta di denunciare e di mettere a rischio la sua vita.
Ma non finisce qui.
Sempre il 17 luglio, un giudice civile dà esecuzione alla vendita dei beni all’asta per soddisfare le banche.
Da un lato lo Stato arresta e aiuta. Dall’altro nega la sospensiva di trecento giorni sollecitata dal prefetto e prevista dalla legge per chi denuncia usura e racket.
Si scopre, inoltre, che una delle banche creditrici ha presentato una fidejussione con firma falsa, e che le copie originali di quel fascicolo non si trovano più, scomparse nel tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere.
La battaglia continua. Roberto deve vivere sempre armato, perché ogni giorno i suoi strozzini possono scegliere di vendicarsi. Lui intanto gestisce con successo un’azienda agricola, nell’attesa di sapere se lo Stato deciderà di portargliela via.
Questi sono i veri EROI. Ma di loro non si parla.
Nessun commento:
Posta un commento