domenica 13 febbraio 2011

Roberto Battaglia. La sua guerra all'usura


Si chiama Roberto Battaglia, e il 17 luglio del 2008 fece arrestare Luigi Schiavone, in arte Sandokan, capo dei Casalesi. I carabinieri lo fermarono all’uscita dell’azienda con 140 mila euro in assegni e tremila in contanti.

giovedì 10 febbraio 2011

Il giudice che non voleva il crocifisso

In uno Stato definito LAICO a chiare lettere dalla Corte Costituzionale nel 1989, che ha riconosciutao nella laicità una garanzia di pluralismo confessionale e culturale fondata negli art. 8, 19 e 20 della Costituzione, è possibile che un valido e preparato magistrato, il dott. Luigi TOSTI, giudice del Tribunale di Camerino, sia stato prima sospeso dalla sezione disciplinare del CSM, poi rimosso dalla Magistratura, ed infine sottoposto a procedimento penale per omissione di atti d'ufficio?

lunedì 7 febbraio 2011

In ricordo di Gary Moore


E’ stato, probabilmente, uno degli artisti più sottovalutati di tutta la scena rock internazionale.
Gary Moore, classe 1952, origini irlandesi, muore a Estepona il 6 febbraio del 2011, lasciando un grande silenzio dietro di se.

Nella sua ricca vita artistica, iniziata nel 1968 con gli Skid Row, Gary era riuscito a fondere nel suono della sua Gibson Les Paul l’energia del rock ed il sentimento del blues, ottenendo un timbro unico ed una tecnica da guitar hero.

Ventuno gli album da studio come solista e notevoli le collaborazioni artistiche. Oltre al connubio artistico e alla grande amicizia con Phil Lynott dei Thin Lizzy, figurano nomi del calibro di Jack Bruce e Ginger Baker dei Cream, Greg Lake, Cozy Powell, George Harrison, Ozzy Osbourne, e bluesman come B.B. King, Albert King e Albert Collins.


Gary Moore, 4 aprile 1952 – 6 febbraio 2011

Ancora sull'indifferenza

Incendio in campo Rom, morti quattro bambini. Una notizia atroce, assurda, che però, appena letta, per un breve secondo ha destato in me indifferenza.
E allora ho capito che trent'anni di televisione spazzatura, trent'anni di immondizia politica, di mediocrità sociale, di ignoranza e di ghettizzazione dell'intelligenza hanno fatto effetto.

martedì 1 febbraio 2011

I cellulari possono ucciderci


Ho trovato inquietante l’esito di questa ricerca scientifica effettuata dal Prof. Girish Kumar del dipartimento IIT di Bombay di ingegneria elettrica, dove si evidenziano importanti ed inquietanti effetti causati dall’esposizione alle onde elettromagnetiche generate da cellulari e ripetitori.

Giuseppe Taliercio


Era il direttore dello stabilimento Montedison di Porto Marghera. Il 20 maggio del 1981 venne rapito mentre era a pranzo con la moglie e due dei suoi cinque figli da un commando di cinque brigatisti rossi, travestiti da finanzieri.

Morirà dopo quarantasei giorni di prigionia, di cui cinque lasciato senza cibo, ucciso con 17 colpi di pistola.

lunedì 31 gennaio 2011

In ricordo di Emilio Alessandrini


Il 29 gennaio di 32 anni fa, dopo aver accompagnato a scuola il figlio, mentre era fermo al’incrocio tra Viale Umbria e Via Muratori, Emilio Alessandrini veniva crivellato da otto colpi di pistola. La sua colpa era quella di essere il magistrato inquirente dei processi a Prima Linea, gruppo terroristico nato dalle ceneri di Lotta continua, ma anche della strage di Piazza Fontana, e di interessarsi dello scandalo finanziario del Banco Ambrosiano e delle connessioni con i servizi segreti deviati e la loggia massonica segreta “Propaganda 2”.

giovedì 27 gennaio 2011


Sono stufo delle categorie, e di chi vuole a tutti i costi assegnartene una. E’ musica hard rock. No, è heavy metal! No, è progressive anni ’70! Queste parole sono di destra! No, sono di sinistra! No, sono 1/3 di destra e per 2/3 di centro!
La mente umana, e tutto ciò che essa crea, è troppo complesso, articolato, unico per essere classificato, suddiviso, etichettato. Imparare a pensare fuori dalle categorie significa poter osservare le situazioni da angolature differenti, significa non essere schiavi dei pregiudizi e dell’ipocrisia che ci vuole tutti schierati e inquadrati in classi ben gestibili. Significa vivere.

mercoledì 26 gennaio 2011

L'ottavo vizio capitale


Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è l’abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

Tra assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.

Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anche io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi da fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


Aprire con le parole di Gramsci, scritte nel 1917, non vuole dare nessuna connotazione politica. Sono parole che penso connotino bene la scena sociale italiana, dove l'indifferenza, che Don Andrea Gallo annovera come ottavo vizio capitale, è forse il male più grave e il peccato che troppi di noi portano nell'anima.